antimilitarisme

antimilitarismo
-le origini
-cronologia 1961-64
-disarmo unilaterale dell´Europa
-cronologia 1964-66
-contro l´illusione militarista
-cronologia 1967-78
-´svuotare gli arsenali, riempire i granai´
-cronologia 1979-86
-Non c´é Pace senza Giustizia
-cronologia 1988-99

Una lotta che prosegue da 50 anni.

L´ANTIMILITARISMO RADICALE
Una lotta che prosegue da 50 anni


Federico Punzi, Roma, 13 agosto 2004.

La nonviolenza, il pacifismo, l´uso della forza militare, la democrazia e i diritti dei popoli, sono da anni temi di grande attualità e in questi mesi al centro dei dibattiti e delle polemiche suscitati dai fatti dell´11 settembre e dalle guerre condotte dagli Stati Uniti e i loro alleati contro il regime dei talebani in Afghanistan e quello di Saddam Hussein in Iraq. Da 50 anni i Radicali riflettono su questi temi, elaborano tesi politiche, sviluppano iniziative concrete e di grande rilevanza. Ma è possibile rintracciare un comune denominatore tra campagne e battaglie così diverse tra loro, come la proposta di disarmo unilaterale, la lotta contro la fame nel mondo, il sostegno agli interventi militari nella ex Jugoslavia e in Kosovo, e da ultima la proposta "Iraq libero"? L´obiettivo dello speciale, che ripercorre le principali tappe di questa peculiare "politica estera", è quello di porre le basi e fornire gli strumenti per rintracciare questi comuni denominatori e quindi per verificare la continuità del filone dell´antimilitarismo e della nonviolenza nella vicenda politica radicale.

E´ seguendo la "traccia" dell´antimilitarismo e della nonviolenza che Pannella e i radicali hanno dato vita a battaglie e scommesso su proposte che, all´apparenza velleitarie, hanno dimostrato col tempo tutta la loro efficacia. Non utopie, ma ipotesi concrete. La proposta Thirring per il disarmo unilaterale dell´area europea; le affermazioni di coscienza; la conversione delle spese e strutture militari in spese e strutture civili; la campagna internazionale contro lo sterminio per fame nel mondo; gli appelli e le iniziative per rafforzare il diritto e le istituzioni internazionali e per affermare il diritto-dovere di ingerenza; le bombe d´informazione e le armi di attrazione di massa per destabilizzare le dittature. Attraverso i testi di Simone Sapienza (dal volume Armi di attrazione di massa, n° 9 della rivista Diritto e Libertà) e la ricerca di Federico Punzi nell´archivio sonoro di Radio Radicale, questo speciale racconta le marce di Pasqua contro la fame nel mondo, le marce antimilitariste, i digiuni, le manifestazioni nelle capitali dell´Est, gli appelli e le campagne per il Tribunale penale internazionale e per la moratoria universale della pena di morte, le iniziative politiche durante le crisi jugoslave e la I Guerra del Golfo.

Se le origini dell´antimilitarismo radicale sono riconducibli al pacifismo internazionale dei primi anni ´60, i successivi sviluppi chiarirono con nettezza le profonde differenze tra l´iniziativa radicale, che all´illusione militarista in ogni sua forma e manifestazione contrapponeva un´idea diversa di società, e il «pacifismo filocomunista», anticapitalista, che invece rifiutava di riconoscere l´imperialismo, il militarismo, l´autoritarismo e il nazionalismo quali strumenti di oppressione nelle società sovietiche dell´Est europeo.

L´antimilitarismo e la nonviolenza radicali sono opposti alla logica dei pacifisti, perché quelle nonviolente sono "armi" di intervento, non manifestazioni di bontà e di disimpegno, e hanno come obiettivo la "vera" pace, ovvero la democrazia, la libertà, i diritti umani per i popoli oppressi dalle dittature, da ogni autoritarismo e ogni nazionalismo. Ma denunciano anche i caratteri "inquinanti" del complesso industriale-militare e ogni «inadeguata valutazione», da parte delle democrazie, dell´economia di impiego delle armi di distruzione, nella misura in cui questa errata valutazione non consente di usare le armi nonviolente di attrazione di massa. «Occorre mutare radicalmente armi», osservava infatti Pannella all´indomani della cattura di Saddam Hussein, in modo che siano «coerenti anche nella loro forma con il grande obiettivo politico, umano, di democrazia, libertà, di diritto e quindi di pace del e nel mondo». La nonviolenza, spiegava durante la conversazione settimanale del 14 dicembre scorso, va scelta «non solo, o non tanto, o non necessariamente per motivi morali, ma per motivi di efficacia. Si sono convertite le condizioni storiche delle lotte, delle guerre, dei confronti, per cui può essere molto più conveniente abbondare nella direzione del comportamento nonviolento e legalitario...».