Bush reconegué a Aznar la possibilitat de l´exili

Cari americani. Una conversazione tra Bush e l’allora primo ministro spagnolo Aznar rivela l’inganno. Una “lettera aperta” inviata oltreoceano

di Marco Pannella

Il settimanale “Left” in edicola, pubblica uno “speciale” sulle iniziative radicali in corso per fare luce sulle menzogne del presidente americano George W. Bush a proposito della guerra in Irak, e il sabotaggio messo in essere contro la campagna “Esilio per Saddam, Irak libero, unica alternativa alla guerra” dall’amministrazione USA. Lo “speciale” di “Left” è composto da un’ampia sintesi di un dossier con la “cronologia delle tappe per evitare il massacro”, curato da Simone Sapienza, Margherita Fabbri,Michele Lembo e Andrea Marchesini; da una lettera di Marco Perduca e Marco Cappato pubblicata  il 21 luglio scorso all’”International Herald Tribune”; e da una “lettera aperta inviata oltreoceano” di Marco Pannella. 

Forse il presidente George W.Bush ha sognato un momento di emulare il suo grande idolo Winston Churchill, che il 12 novembre 1939 tenne un famoso discorso alla radio al popolo inglese: “It is indeed a solemn moment when I speack to you...”. Peraltro, il presidente Bush verrà invece ricordato: per la grande menzogna con cui ha avvolto il paese a proposito della guerra in Irak per rovesciare Saddam e il suo sanguinoso regime.

Noi, del Partito Radicale Transnazionale e Nonviolento, fin dal primo rullare dei tamburi di guerra, proponemmo quella che poi si è rivelata l’unica alternativa reale, concreta, praticabile alla guerra, ai suoi tremendi costi e alle violenze che sapete: la proposta di consentire al dittatore iracheno e alla sua famiglia l’esilio; e contemporaneamente affidare all’ONU il compito di garantire la necessaria transizione alla democrazia.

Quella proposta, adottata anche formalmente dal Parlamento italiano e sostenuta da centinaia di parlamentari e personalità di tutto il mondo, è stata combattuta e boicottata: il presidente Bush voleva la guerra ad ogni costo e pur di scatenarla ha raccontato il falso al congresso, al suo popolo, al mondo intero. E’ una nostra certezza. E lo si ricava anche dalla trascrizione di una conversazione tra Bush e l’allora primo ministro spagnolo Aznar, avvenuta il 22 febbraio 2003:

Josè Maria Aznar: “E’ vero che esistono possibilità che Saddam Hussein vada in esilio?”

George W. Bush: “ Sì, esiste questa possibilità. C’è anche la possibilità che venga assassinato. Sembra che abbia fatto sapere che è disposto ad andare in esilio se gli permetteranno di portare con sé un miliardo di dollari e tutte le informazioni che desidera sulle armi di distruzione di massa. Gheddafi ha detto a Berlusconi che Saddam se ne vuole andare. Mubarak ci dice che in queste circostanze ci sono forti probabilità che venga assassinato".

Eravamo a soli 25 giorni dall’inizio della guerra. L’ormai probabile esilio di Saddam era divenuto la vera alternativa all’attacco militare per la liberazione dell’Iraq dalla dittatura.

Arabia Saudita, Egitto e Turchia avevano studiato dei “piani” di esilio per Saddam. Importanti commentatori come Thomas Friedman (sul “New York Times” del 29-01-2003), avevano avanzarono l”ipotesi di una «terza via»; la stessa stampa araba (rapporto Memri, 18-02-2003) avevano avanzato l’ipotesi di una “terza via”. La stessa stampa araba (rapporto Memri, 18 febbraio 2003) aveva sottolineato in più di un’occasione la possibilità delle dimissioni di Saddam. Un membro del governo degli Emirati Arabi Uniti ha rivelato che Saddam aveva accettato, in linea di principio, la proposta di esilio avanzatagli dal suo governo nel corso di contatti diretti con un emissario del raìs.

Si stava realizzando, insomma, senza spargimento di sangue, l’obiettivo di ottenere la liberazione dell’Irak dalla feroce dittatura, con la nonviolenza anziché con la guerra.

Noi affermiamo che il Presidente Bush ha impedito tutto questo perché alla proposta “Iraq libero, unica alternativa alla guerra”, rispose accelerando i tempi della guerra, manifestamente per impedire quella alternativa. Chiediamo di poterlo documentare, e che i popoli e l’opinione pubblica possano giudicare.

Noi Partito radicale nonviolento gandhiano, da sempre “amerikani”, per più di mezzo secolo, ci e vi chiediamo se non ci si sia resi -  in tal modo – colpevoli del reato di alto tradimento del giuramento di fedeltà alla bandiera degli Stati Uniti d’America e alla Repubblica che essa rappresenta.

28-VII-08, notizieradicali