engtrevista a la diputada Maria Antonietta Farina Coscioni

La politica vista da sinistra. L’anima e il corpo. “Alleati con il PD, ma non rinunciamo ai diritti civili”. Intervista di Maria Antonietta Farina Coscioni a “L’Inkontro”, di Susanna Marietti

Maria Antonietta Farina Coscioni, radicale, è co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. E’ stata eletta nelle liste del Partito Democratico e porterà in Parlamento le questioni da sempre care ai radicali e all’Associazione che porta il nome di suo marito. Le domandiamo cosa ne sarà adesso, alla luce dei risultati elettorali, dei temi cosiddetti ‘eticamente sensibili’.

Quelli che vengono definiti “temi eticamente sensibili” e che io suggerisco di tornare a chiamare, come si faceva un tempo, diritti civili, avranno certamente vita più difficile, dal momento che nel nuovo governo di centro-destra non sono certo maggioritari i “liberali”. Ma noi non demorderemo, e continueremo dentro e fuori le istituzioni le nostre battaglie.

In che modo il Partito Democratico, nelle cui liste avete scelto di confluire per queste elezioni, è un contenitore capace di rappresentare le vostre risposte alle tematiche di cui lei è segnatamente portatrice?

Lo vedremo. Nel Partito Democratico non mancano le persone che anche nel passato recente sono state  sensibili alle nostre tematiche, e che troveremo al nostro fianco: penso ai Furio Colombo, agli Ignazio Marino, per fare due soli nomi. Cercheremo, come abbiamo sempre fatto, di coagulare attorno alle nostre tematiche il massimo possibile di adesioni. Da sempre Marco Pannella propone l’unione laica delle forze. La nostra politica non cambia, questo è sicuro.

Alcune battaglie tradizionalmente radicali – penso a quelle relative ai diritti civili, ma anche, più in generale, alla libertà della persona, ai diritti umani, a battaglie di impostazione garantista sui temi della giustizia – sono state portate avanti in questi anni facendo asse proprio con quella sinistra che è oggi uscita dalla rappresentanza politica. Come e guardando a quali forze crede di riuscire ora ad agire su questi temi? E come mantenere un legame con chi è fuori dal Parlamento?

A dire il vero – almeno all’inizio – è capitato che ci siamo trovati spesso da soli a condurre certe battaglie di libertà, di civiltà e di liberazione. La sinistra, quando è arrivata, è arrivata tardi. Oppure, come nel caso dell’indulto – per il quale ci siamo battuti e che non rinneghiamo, e anzi avremmo voluto fosse accompagnato da un’amnistia – registrano oggi la gara a chi dice più forte di essersi “pentito”. Siamo il partito della giustizia giusta di Enzo Tortora e di Leonardo Sciascia: il partito che vuole la separazione della carriera del giudice da quella del Pubblico Ministero; che vuole superare l’attuale regime di obbligatorietà dell’azione penale, così come proponeva Giovanni Falcone; e che ritiene la questione giustizia la vera grande emergenza di questo paese. Certo, la “pattuglia” dei garantisti in Parlamento si è sensibilmente assottigliata. Cercheremo intese con i garantisti degli altri partiti, che ci sono; e certamente cercheremo di stringere legami con chi è fuori dal Parlamento: su una base di chiarezza e aperti al confronto. Come, del resto, abbiamo sempre cercato di fare.    

Presenterete proposte di legge sull’eutanasia, il testamento biologico, l’abrogazione della legge 40?

Abbiamo sottoscritto il programma del Partito Democratico, e per noi radicali pacta sunt   
servanda, non abbiamo fatto, né faremo, come altri che dicono una cosa e 
contemporaneamente fanno il l’opposto. Dunque saremo leali, come siamo sempre stati.
Naturalmente conserveremo la nostra autonomia, lo stesso PD l’ha riconosciuta. Lei ha parlato di tre tematiche sulle quali, nella passata legislatura, abbiamo depositato le nostre proposte di legge; proposte che ripresenteremo in questa che si sta per aprire. Agiremo perché, a differenza della passata legislatura dove il dibattito si è sviluppato solo sul piano ideologico, sia possibile condurlo su un piano pragmatico e concreto. Aver sottoscritto il programma del Partito Democratico non significa rinunciare alle nostre prerogative di parlamentari, né tantomeno rinunciare alle istanze sulla vita, la morte, la disabilità, la malattia, che ci vengono poste da decine di migliaia di cittadini.

 

 

23-IV-08, notizieradicali