procés per desobediència civil a Rita Bernardini, Secretària de Radicali Italiani

Processo a Rita Bernardini per disobbedienza civile: domani la sentenza della Corte di Cassazione

“Pronta ad essere giudicata in nome delle vittime del proibizionismo, ma al mio posto andrebbero processati i narcotrafficanti e le leggi che foraggiano mafie e camorre”  

E’ attesa per domani, giovedì 14 febbraio, la sentenza della Corte di Cassazione nel processo che vede imputata la Segretaria di Radicali Italiani, Rita Bernardini, per cessione di sostanze stupefacenti.Rita Bernardini si era resa protagonista, il 29 novembre 2000, di un atto di disobbedienza civile, allo scopo di denunciare l’irragionevolezza delle leggi proibizioniste in vigore in Italia. Quel giorno, durante un incontro-stampa organizzato nell’ambito della Conferenza Nazionale sulla Droga in corso a Genova, la segretaria di Radicali Italiani consegnò un pacchetto contenente 8 grammi di hashish all’allora direttore del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giancarlo Caselli. Rita Bernardini, dopo aver posto a Caselli una domanda relativa al trattamento dei tossicodipendenti detenuti e denunciato la grave situazione nella casa circondariale di Poggioreale, consegnò al magistrato una copia dell'ultimo libro del CORA, Il proibizionismo è un crimine, e, consegnandogli la confezione di hashish, disse: “Le recapito una parte della droga che circola sul mercato criminale e che ad esso è stata sottratta”.Il 7 aprile 2003 Bernardini fu assolta in primo grado “perché il fatto non sussiste” poiché l’azione era stata ritenuta inidonea alla realizzazione del delitto, ma la sentenza fu impugnata dalla Procura di Genova che ne chiese la riforma in quanto “l’inidoneità dell’azione va valutata in astratto e non poteva escludersi a priori che, di fronte alla ‘provocazione’ dell’imputata, sempre a titolo di ‘provocazione’, il destinatario (Caselli) potesse accettare l’offerta”. Inoltre, aggiungeva la Procura, “il Tribunale ha omesso di rilevare come a monte del tentativo di cessione dell’hashish vi fosse la detenzione della sostanza stupefacente (…)”.

In appello, il 26 gennaio 2006, la segretaria di Radicali Italiani, decise di non difendersi dichiarando: “quel che voglio affermare è che la legge in vigore è irragionevole laddove stabilisce (art. 73 Dpr 309/90) che la cessione a qualsiasi titolo di sostanze quali hashish e marijuana – indipendentemente dal quantitativo ceduto e dalle modalità di cessione – costituisca reato. Che la legge sia irragionevole – aggiungeva - lo dimostra il fatto che per 22 volte, in tutta Italia, avendo messo in atto sempre la stessa condotta, solo due volte sono stata condannata, mentre per il resto, almeno per i processi che sono stati celebrati e non insabbiati, sono sempre stata assolta. Dal punto di vista processuale lo stesso esito contraddittorio hanno avuto le disobbedienze civili di Marco Pannella e di altre decine di militanti e dirigenti radicali. Questo vuol dire che per le migliaia di ragazzi e ragazze che ogni anno vengono fermati in Italia con piccoli quantitativi di hashish e marijuana si apre una vera e propria lotteria giudiziaria che va dal predicozzo da parte dei funzionari della Prefettura, al ritiro della patente o del passaporto, fino ad arrivare all’arresto e alla galera”. In secondo grado, dunque, la Segretaria di Radicali Italiani fu condannata a 4 mesi di reclusione e al pagamento di 800 euro.

Rita Bernardini - che in Corte di Cassazione sarà assistita dall’avvocato Gian Domenico Caiazza – in attesa della sentenza di domani ha dichiarato: “Pronta ad essere giudicata in nome delle vittime del proibizionismo, ma al mio posto andrebbero processati i narcotrafficanti e le leggi che foraggiano mafie e camorre”.

13-II-08, notizieradicali

La quarta sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di condanna emessa dalla corte d''appello di Genova nei confronti di Rita Bernardini, accusata di avere ceduto delle sostanze stupefacenti a Giancarlo Caselli. In primo grado la segretaria dei Radicali Italiani fu assolta, mentre in secondo fu condannata a 4 mesi di reclusione.

Ora la corte d''appello di Genova dovrà celebrare nuovamente il secondo grado per stabilire se è colpevole oppure no. In sostanza la Cassazione ha aderito alle conclusioni presentate nella requisitoria di stamane del Pg della Cassazione Marco Iannelli.

14-II-08, notizieradicali