M.A.F. Coscioni: ´Del cos dels malalts al cor de la política´

La rivista telematica "Mondorosashokking”  (www.quoterosashokking.com/mondorosa) pubblica nel suo prossimo numero una lunga intervista a Maria Antonietta Farina Coscioni, di V. Fiume. Ne riprendiamo il testo. 

Aspetto di intervistare Maria Antonietta Farina Coscioni nel salone di via di Torre Argentina, sede del Partito Radicale. Sta terminando una riunione della Giunta dell’Associazione Coscioni. Guardo i manifesti delle lotte radicali degli anni ’70 e poi guardo questa donna, bella, dal viso dolce. E cerco di immaginare come si sente in questa storia in cui si è trovata. Si è innamorata di un sano professore di economia e ora è Presidente dei Radicali Italiani. L’unico partito con tre donne nei ruoli di vertice. 

E’ stata la compagna, la moglie, di Luca Coscioni. Quel Luca Coscioni che tutti hanno pianto e osannato da morto e tanti hanno ignorato da vivo. Quel Luca Coscioni che ammalatosi di sclerosi laterale amiotrofica nel 1995, nel 1999 si è avvicinato ai Radicali per diventare leader della lotta per la libertà di ricerca scientifica e che ha incarnato quel “dal corpo dei malati al cuore della politica” che i Radicali portano avanti nella loro storia. 

Finisce la riunione e ci sediamo al tavolo. Dal modo in cui sorride, cerca le parole più adatte per rispondere alle domande, si appoggia allo schienale della sedia mi rendo conto che sono di fronte a una donna che vive tutte le sfumature di contraddizione delle persone forti. Che fanno i conti con la loro ricerca di se stessi.  

Una donna che si rilassa facendo lunghi giri in macchina, ascoltando musica allegra, ma ritiene “Il Danno” il suo film preferito perché la sofferenza è la forza per superare le tragedie. Una donna solare, che crede in dio, ma preferisce dialogarci in uno spazio aperto piuttosto che andando a messa.  

Maria Antonietta Coscioni è una che parla poco, ma pensa tanto. Che guarda di tutto alla televisione, ma che quando viene invitata si pone di fronte alla telecamera forte della sua convinzione che debba essere lo strumento e non il fine. 

Maria Antonietta, partiamo dal tuo incarico come Presidente di Radicali Italiani…

Sta volando via un anno con un carico di iniziativa politica molto forte, da Welby alla battaglia per la moratoria della pena di morte, l’occupazione della Rai (sorride, come ogni volta che le vengono in mente quei giorni di condivisione di tempo e spazio con i suoi compagni radicali). Ma anche il confronto che faccio con me stessa è molto forte. 

Perché?

Perché significa conoscere me stessa. Non mi aspettavo di poter incarnare una carica che era occupata con una fisicità molto forte da Luca. Quella carica fisica, perché fisico era l’impatto con il corpo di Luca, ma anche psicologico, soprattutto per chi lo vedeva e lo ascoltava per la prima volta. 

Già, trovarsi di fronte non solo un uomo, ma un leader politico, in un corpo fermo con un sintetizzatore vocale che funzionava con gli occhi…

Sì, grazie a quella macchina Luca poteva parlare. Ma la sua voce era metallica. Tante volte, in tante occasioni io ho preferito non parlare, non intervenire, ma ascoltare. Quello che mancava a me, così come ovviamente a Luca, era il contatto. Seguivamo spesso i comitati, le riunioni e i congressi dietro a uno schermo o con il telefono. Adesso mi sto riappropriando di quel contatto. Paradossalmente pensare solo a me stessa a volte mi mette più paura che condividere con l’altra persona anche i momenti difficili. A volte, quando Luca era vivo andavo in tv e non avevo paura di raccontare, raccontarmi. Ho passato quest’anno a cercare il modo più naturale di esercitare l’incarico. Per quest’anno non riesco a scindere quanto di politico c’è nel mio privato e quanto di privato sto mettendo nel politico. 

La politica radicale si basa su questo…

Sì, è la politica del vissuto. Di tanti uomini e donne che hanno dato il proprio corpo alle battaglie. Ed è con questo che Marco Pannella ha motivato la mia candidatura al Congresso di Padova dell’anno scorso. Aveva capito quello che per molti non era chiaro: la mia presenza non era di accompagnamento a quella di Luca. Era un esserci dentro alle cose. Quello che usciva al congresso, ai comitati, ai seminari o agli incontri pubblici si sviluppava in casa nostra. Si mescolavano diverse variabili, alcune privatissime, altre che abbiamo condiviso con altre persone, altre ancora che proteggo. 

Prima del 1999, l’anno in cui Luca ha deciso di contattare i Radicali, proponendo le elezioni on line del Comitato Nazionale, avevi mai pensato alla politica?

Ho conosciuto Luca nel 1994, lui si è ammalato nel 1995 e ci siamo sposati nel 1999. Quindi c’è stato un anno di normalità, nel senso di non interessamento alla malattia. 

Mi trema la voce mentre le chiedo Quando hai realizzato quello che stava succedendo a Luca hai avuto dubbi?

No. Adesso ne avrei, adesso mi vengono tutti i dubbi.  Tanto è risoluto il no, tanto la voce mi sembra più flebile nella seconda parte.

E cos’è successo con la Politica?

L’interessamento è nato quando ho preso coscienza che la politica era lo strumento per arrivare alle questioni dell’uomo, della vita quotidiana. Sono arrivata alla politica con questo e ci credo nella misura in cui viene svolta così come fanno politica i Radicali. Non so se potrei concepire una politica più leggera, dei ruoli e non delle persone. E poi qui è tutto messo così quotidianamente in discussione, dati i mezzi economici e finanziari esigui, che quotidianamente devi rinnovare la promessa di esserci dentro le cose, sentirle. E in più far fronte al problema di come reperire i fondi che possano permettere di fare. 

A un certo punto si era parlato di te in Parlamento. Come ti sentiresti in un ruolo “istituzionale”?

Sono contenta di aver scongiurato il rischio della vedova che entrava in Parlamento al posto di.Luca se fosse vivo sarebbe deputato, io non sono stata collocata al suo posto in lista.(Luca Coscioni è morto nel febbraio del 2006, quando si stavano preparando le liste della Rosa nel pugno per le elezioni di aprile. Con la legge elettorale in vigore è il posto in lista a determinare le possibilità di sedere in Parlamento ndr). In tutti questi anni ho partecipato alla realizzazione delle lotte, man mano che la sua malattia diventava più presente anche la mia presenza diventava sempre più indispensabile. Quindi il percorso che ora sto facendo serve per ritrovare me stessa. 

E l’amore?

Devo capire come ci si innamora e come si fa a capire che qualcuno è innamorato di te.L’amore è un sentimento incondizionato, è amore quando sei sicura di poter contare su una persona, è mettere l’altro al primo posto. Ora non so se ci riuscirei. Non voglio cercare il ripetersi di una situazione. Adesso sto provando a dare alla normalità la possibilità di entrare nella mia vita, perché, credimi, niente era normale.  

Immagino nemmeno fare progetti per il futuro. Ora ne fai?

Undici anni sono tanti… undici anni in cui il futuro non era domani o dopo domani, ma era oggi, perché il futuro non lo potevamo progettare. Nemmeno il cambiare luogo e spazio. Il futuro era un tempo limitato che avevamo a disposizione. Mi devo ancora abituare a “pensare a lungo termine”. 

Intanto vivi questa storia.

In Italia ci sono aspetti che devono necessariamente essere cambiati. E’ urgente garantire ai deboli, che non necessariamente sono gli ultimi, diritti che troppo spesso sono violati.La diversità non è vista come occasione di crescita, ma come emarginazione e allontanamento. Nel nostro paese troppo spesso si cerca di eliminare le diversità con l’omologazione. Invece la diversità che può essere donna, uomo, omosessuale, disabile, anziano, deve essere valorizzata. E penso ai paesi come Inghilterra, Spagna, ma anche la Svezia, dove per esempio per l’assistenza sono molto molto all’avanguardia. Dove c’è garanzia del più debole c’è valorizzazione della donna. 

Mi parli di donne e valorizzazione delle donne. Un’ultima domanda: come ti senti in quanto donna e impegnata in politica?

Fortunatamente in questo partito abbiamo una figura imponente anche fisicamente come Marco Pannella, ma anche una figura meno imponente dal punto di vista fisico ma altrettanto autorevole cioè Emma Bonino. E’ grazie a quest’alchimia che è nata questa dirigenza tutta al femminile. Il primo partito in cui succede. 

Grazie Maria Antonietta per aver accettato di essere una di queste donne. Grazie per la tua testimonianza di vita. E in bocca al lupo per il futuro che puoi ricominciare a sognare. 

Scendo le scale del Partito Radicale, mi incammino verso il Pantheon e davanti agli occhi mi si materializza un altro ricordo di Maria Antonietta Coscioni. Piazza Santa Maria in Trastevere è affollata in un venerdì sera qualunque. Le squilla il telefono. E’ Rosma che vuole chiacchierare. Rosma è malata di Sla, emette solo un soffio quando parla e uno sguardo di chi non ce la fa più a vivere in quel modo. E quel soffio Maria Antonietta sa ascoltarlo, capirlo e raccontarmelo. Per questo è una donna speciale.

 

notizieradicali, 27-IX-07.