Foreign Policy por la legalización de las drogas (las ilegales, claro,...)

Legalizzala! Lo dice non il “solito” radicale, ma la rivista americana Foreign Policy

Mateo Mecacci, notizieradicali, 4-IX-07.

Oggi torniamo ad occuparci di proibizionismo sulle droghe e l’occasione per farlo ce la offre la rivista bimensile Americana Foreign Policy di cui e’ appena uscito in edicola il numero di settembre e ottobre che e’ dedicato proprio a questo, avendo scelto un titolo di copertina molto eloquente e cioe’: Legalizzala: perche’ e’ giunto il momento di dire no al proibizionismo.

 A questo tema la rivista diretta da Moises Naim, che va detto e’ una rivista che e’ pubblicata da uno dei piu’ importanti think tank dell’area del partito democratico negli Stati Uniti, e cioe’ il Carnegie Endowment for Democracy, dedica non solo l’editoriale, ma anche il suo pezzo principale che e’ firmato da una vecchia conoscenza dei radicali; si tratta, infatti, di Ethan Nadelmann, direttore della Drug Policy Alliance, e cioe’ un gruppo di pressione vicino a Geroge Soros che, negli stati Uniti si batte da molto tempo sia per la legalizzazione delle droghe, a partire innanzitutto dalla cannabis, che per l’adozione politiche di cosiddetta riduzione del danno. 

In questo intervento molto articolato Nadelmann, dati alla mano, contesta alcuni dei falsi luoghi comuni che da decenni caratterizzano la “Guerra alla Droga”, a partire ad esempio dall’obiettivo che era stato indicato nel 1998 dalla Sessione Speciale dell’Assembloea Generale dell’ONU sulle Droghe, e cioe’ ”di eliminare o ridurre significativamente, entro il 2008, la coltivazione illegale delle piantagioni di coca, di cannabis e di oppio”. Un obiettivo che e’ fallito del tutto visto che oggi, sia la produzione illegale che il consumo di queste droghe corrisponde a quello di dieci anni fa; e questo nonostante si stimi che ogni anno i Governi abbiano speso circa 100 miliardi di dollari in questa fallimentare guerra alla droga. E va anche sottolineato che i Governi italiani, prima con Pino Arlacchi ed oggi con Antonio Maria Costa, hanno scelto di essere alla guida di queste politiche fallimentari in sede di Nazioni Unite.

 Nel frattempo si stima che ogni anno il giro d’affari collegato al commercio illegale di droga sia di almeno 400 miliardi di dollari e cioe’ circa il 6 per cento di tutto il commercio mondiale. Una quantita’ di risorse economiche che nel corso dei decenni, secondo le parole di Nadelmann ha “arricchito criminali, terroristi, e politici e governi corrotti. Molte citta’, regioni ed anche Stati in America Latina, nei Caraibi e in Asia ricordano la Chicago di Al Capone, ma moltiplicata di 50 volte.” 

Di fronte a questo quadro, Nadelmann si schiera anche a favore della proposta, sostenuta dai radicali, che la comunita’ internazionale acquisti l’oppio attualmente prodotto in Afghanistan – e che corrisponde al 90% della produzione mondiale – per produrre morfina o comunque per eliminare la dipendenza economica di milioni di contadini afgani dai signori della Guerra e dai Talebani che controllano il mercato illegale dell’eroina. Una proposta sulla quale il Parlamento Europeo sara’ chiamato ad esprimersi nelle prossime settimane sulla base di un rapporto che sara’ presentato dall’Eurodeputato radicale Marco Cappato.

 

Ma piu’ in generale, dice Nadelmann, e’ evidente che immaginare di eliminare la droga dalla faccia della terra e’ come pensare di poter eliminare l’alcol; e’ semplicemente impossibile ed e’ anche evidente che, solo con la legalizzazione di tutte le droghe, a partire dalla cannabis, sara’ possibile iniziare a trattare la richiesta di droghe illegali come un mercato, e le persone dipendenti dalle droghe come dei pazienti, invece che continuare ad alimentare, grazie al proibizionismo, i profitti dei signori della droga, dei narcostati, o di organizzazioni criminali nostrane come la ’Ndrangheta che, dopo decenni di proibizionismo farebbero appunto, paura anche ad Al Capone.