´Per gli Stati Uniti d’Europa´, Giorgio Pagano

Per gli Stati Uniti d’Europa
di Giorgio Pagano

Quella che segue è la sintesi, curata da Cristiana Paone, dell’intervento di Giorgio Pagano segretario di Esperanto Radikala Asocio al Congresso di Radicali Italiani

Dobbiamo divenire la nuova classe dirigente che guiderà gli Stati Uniti d’Europa verso l’indipendenza. Avere la capacità di rappresentare gli interessi del nostro mezzo miliardo di persone: primo fra tutti la lingua federale. Ad una tale scelta equa e democratica si contrappone il monopolio anglofono nella cui affermazione non c'é niente di naturale: la propagazione dell'inglese é una manovra economica pianificata. L'Unione Europea deve aprirsi alla Russia: per la sua democratizzazione, la comune cultura delle Avanguardie storiche, le necessità della nostra economia. Alle ultime Olimpiadi come UE abbiamo avuto quasi il triplo delle medaglie di USA o Cina, 280 contro il centinaio di Stati Uniti e Cina: andiamo alle prossime Olimpiadi evidenziandoci come Paesi dell’Unione Europea!

Cerco di immaginarmi come rappresentante degli Stati Uniti d’Europa e non solo come italiano». Sentito, profondo ed innovativo l’intervento di Giorgio Pagano: «Se non riusciamo a far sognare europeo corriamo il rischio di rimanere chiusi nel sistema nazionale. La sfida Radicale transnazionale era quella di presentare le stesse leggi in più parlamenti
contemporaneamente, sostenute da manifestazioni di massa in più paesi del mondo. Come inverare una dimensione europea, nell’immaginario collettivo, che ce lo consenta?».

Questi gli interrogativi scottanti ed attuali che propone in vista del rinnovo del Parlamento Europeo. Una sfida tutta Radicale, quella di divenire la nuova classe dirigente che guiderà gli Stati Uniti d’Europa verso l’indipendenza: «Dobbiamo avere la capacità di divenire rappresentanti del nostro mezzo miliardo di persone. Sfida che deve partire dai radicali italiani i quali sono fuori dal sistema da sempre e non perché lo hanno voluto ma perché non hanno
accettato lo scandalo della partitocrazia».

Altro obiettivo è quello di presentare l’Europa alle prossime Olimpiadi sotto il vessillo di un’unica bandiera, senza ovviamente trascurare le identità nazionali. È la proposta dirompente a cui lavorerà assieme ad uno dei cinque Progetti di Servizio Civile Nazionale ed Internazionale da lui stesso ideati: «Lo sport ha un’immagine forte nel paese. È un simbolo pacifero». Dobbiamo finalmente “pensare europeo»: aprire una nuova modalità di pensiero sovranazionale, in cui siano capaci di identificarsi i cinquecento milioni di individui che abitano al giorno d’oggi l'Unione. «Penso al miracolo che la moneta europea ha prodotto sul mercato mondiale. Concepita da dieci anni ma entrata nelle nostre tasche da soli sei è la seconda moneta del mondo… e finalmente ci si è accorti che l’Europa esiste»…

E a proposito di pensare europeo e pensare gli interessi degli europei: «Perché non proponiamo l’adesione della Russia all'Unione Europea?” si domanda Pagano enumerando i vantaggi che comporterebbe tale iniziativa: una maggiore democratizzazione della Russia stessa, finalizzata all’adesione; un tributo al patrimonio storico della cultura europea e
della modernità accresciuto dalla naturale vicinanza di personaggi quali Majakovskij, Malevic, Tolstoj...; ma soprattutto l’acquisizione di materie prime «Avremmo così un matrimonio quasi perfetto fra le materie prime ed il più ricco mercato del mondo».

Grandi applausi a proposito della proposta politica contro l’attuale e “bizzarro” Sistema di Difesa europeo: «Come può esistere storicamente uno Stato in cui i cittadini non hanno il controllo della propria difesa? Come si può pensare di essere liberi senza avere una difesa controllata dagli stessi europei? Perché l’Europa dovrebbe accettare e finanziare ancora il
sistema di difesa guidato dall’America, quando sappiamo benissimo che Francia e Gran Bretagna hanno l’atomica? … è come se fossimo all’interno di un Dopoguerra infinito, in un percorso in cui, come sempre nella storia, si permette al Liberatore di divenire il neooccupante…»

Anche l’inglese del resto, a detta di Giorgio Pagano, è divenuta una Tassa, linguistica, ormai inaccettabile, che discrimina tutti i nostri giovani e tutti i giovani della quasi totalità dei popoli non anglofoni che fanno parte dell'Unione: «Quello che accade nelle università, a partire dal Politecnico di Torino, è la confusione fra internazionalizzazione e colonizzazione di tutte le università del mondo. Già nel 1997 il Consigliere del secondo governo Clinton, David Rutkoff,
ebbe a dire: “Se il mondo va verso una lingua comune questa deve essere l'inglese".

«Non c’è niente di naturale nella propagazione dell’inglese, è invece una manovra economica pianificata: si pensi ai 150 milioni di euro/anno a fondo perduto presi dal British Council nel 2005 e nel 2006; si pensi all'oltre miliardo di dollari che gli Stati Uniti spenderanno in Korea per costruire una Università per lo studio della lingua inglese».

«Gli angolofoni ormai sono una casta dal lavoro assicurato solo perché sono madrelingua inglese». E mentre la Gran Bretagna sull’insegnamento della lingua straniera risparmia 18 milioni di euro l’anno, gli Stati Uniti con i 16 miliardi di dollari risparmiati nel 2004 ci hanno
finanziato un terzo della Ricerca Pubblica di quello stesso anno. «Il Politecnico di Torino, dopo aver abolito diversi Corsi di laurea in italiano sostituiti con altrettanti in inglese, si sta attrezzando in modo da poter assumere il trenta per cento di docenti di madrelingua inglese. E tutte queste cattedre adotteranno solo testi in inglese! Non è solo un problema di lingua quindi: è un problema d’impiego, di posti di lavoro! Quando decideremo di divenire padroni della nostra storia a 60 anni dalla fine della guerra?».

Oggi le più giovani generazioni non hanno nulla da perdere ma nemmeno da guadagnare: «Il loro problema non è se troverò mai una pensione per vivere domani ma, come vivrò oggi che ho trent’anni. Ed invece questa internazionalizzazione delle università sembra piuttosto una formazione all’espatrio. La situazione è profondamente autodistruttiva. Noi invece dobbiamo costruire un Risorgimento europeo: dobbiamo fare la Google europea, la Hollywood europea... dobbiamo avere la capacità di rappresentare la Superpotenza che siamo, il nostro mezzo miliardo di persone».

12-XI-08, notizieradicali