---la Morale sessuofobica

«Sono dei repressi, sono sul piano della loro scelta monosessuale, che può essere coraggiosa, profetica, ma sicuramente è patologica rispetto ai valori circolanti che raggiungono e attraversano gli individui, e poi diventano i grandi produttori degli aborti, perché l'aborto clandestino, di massa è clericale. Chi produce in modo industriale l'aborto di massa è proprio chi ti dice che non si può fare sesso, che è peccato concepire al di fuori del matrimonio, tutte quelle cose che sappiamo e lì dove ci sono i divieti e non la regolamentazione allora il flagello esplode»
Marco Pannella, al 2° Congresso dell'Associazione Luca Coscioni.

Tutto l'intervento di Pannella

Pannella: La curia vaticana è una comunità monosessuale, dalla Conversazione settimanale del 12 agosto 2001

«Da parecchi secoli la Chiesa è preoccupata dalla sessualità umana. Di papa in papa si è andata costruendo la frontiera tra il peccato, che è quasi tutto, e il pochetto che ci si lascia di consolazione, perché in qualche maniera bisogna pur riprodursi. Dal sommo Pontefice all'ultimo parroco di paese, non c'è sacerdote che non sia esperto di sesso. Dal momento che hanno tutti fatto voto di castità, non si capisce come possano capire tanto di un'attività che è loro proibito praticare».
Eduardo Galeano da Il sesso degli angeli uguali

I precetti della Chiesa cattolica che riguardano la sessualità sono numerosissimi, e dettano prescrizioni su praticamente ogni aspetto della vita sessuale: dalla masturbazione ai contraccettivi, dal sesso prematrimoniale alle relazioni omosessuali. I dogmi della Chiesa su queste questioni sono dettati dalla proibizione di ogni relazione sessuale che non avvenga all'interno del matrimonio e che non sia destinata alla procreazione, e dall'esaltazione della castità come strumento per avvicinarsi a Dio.

Le gerarchie ecclesiastiche non risparmiano condanne nei confronti dei costumi sessuali delle società occidentali. Così si esprimeva ad esempio il Papa in un discorso del 28 giugno 1980: «Come non puntare oggi tutte le attenzioni, che corrispondono a quelle che ha Dio Padre, in Cristo, verso l’umanità, su questo ganglio centrale della vita moderna, minacciato da tanti pericoli e diventato tanto vulnerabile per l’inoculazione di germi letali - legalizzati talora dagli interventi delle leggi civili - quali il permissivismo, il libero amore, l’istituto del divorzio, la liberalizzazione dei farmaci contraccettivi, l’introduzione dell’aborto?».

Secondo Richard Sipe, autore del libro «Sesso, preti e potere: anatomia di una crisi», pubblicato da Brunner/Mazel Publisher nel 1995, il sesso, da parecchi secoli, rappresenta un problema per la Chiesa Cattolica per diverse ragioni. Prima di tutto a causa della sua dottrina che recita: «Ogni pensiero, parola, desiderio o azione sessuale al di fuori del matrimonio è peccato mortale. Ogni atto sessuale al di fuori del matrimonio che non sia finalizzato alla procreazione è peccato mortale». Poi a causa dell'obiettivo del raggiungimento del celibato da parte dei preti; celibato che punta alla santità e per la quale è necessario distaccarsi completamente dalle "'tentazioni"' materiali, attività sessuale in primis.

Ma il problema del sesso all'interno della Chiesa Cattolica, che vede, secondo Sipe, un netto contrasto fra i vertici vaticani romani che tentano di imporre tali insegnamenti e i comportamenti contraddittori messi in pratica non solo dai credenti ma anche dai mebri del clero, è legato al ruolo della donna e al sistema di potere maschile. Il sistema del celibato/sessuale maschile all'interno della Chiesa romana infatti, come lo chiama Sipe, è espressione di un potere che non ha nulla a che vedere con i reali insegnamenti del Vangelo; è un potere iniziato a consolidarsi con i primi Concilii (quello di Elvira, ad esempio, del 309 d.C.) e affermatosi, fra il quarto e quinto secolo, con la definizione di Agostino di peccato originale, consolidatosi nel Medio-evo, e solidificatosi nel 16° secolo; un potere che vuole la donna solo ed esclusivamente come madre, vergine o martire.

Sipe afferma che in realtà i racconti di relazioni amorose di donne con preti sono numerose, il loro aiuto fondamentale, non solo spirituale, nel difficile cammino della scalata ecclesiastica; un aiuto sempre negato, invece, a livelli ufficiali perché per mantenere il suo potere il sistema del celibato maschile ha bisogno di denigrare la donna, e relegarla al ruolo di madre o vergine, appunto. «Un cattolico può essere membro del Ku Klux Klan e non soggetto a scomunica - scrive Sipe nel suo libro - ma a chiunque possono essere negati i sacramenti se porta una donna ad abortire».
Sipe cita il filosofo austriaco Otto Weininger, cita i suoi scritti sulla donna che, a suo parere, seppur rigettati oggigiorno a livello conscio, nella loro essenza e logica sono ancora presenti all'interno del sistema di potere del celibato maschile romano. «Per quanto degradato possa essere un uomo - scrive Otto Weininger nei primi del '900 - egli è incommensurabilmente superiore alla migliore delle donne, al punto che una comparazione o una classificazione dei due è impossibile; e tuttavia nessuno ha il diritto di degradarla o diffamarla, per quanto inferiore la si possa considerare. La donna è ontologicamente inaffidabile, ciò la rende così passiva, impressionabile, carente di indirizzo e bisognosa di un uomo come guida, visto che, tra l'altro, dall'uomo le deriva come un dono quello standard di moralità di cui è priva. Persino il suo misticismo è pura superstizione; nella religione così come in altri campi della vita, non ha mai fatto nulla di alcuna importanza».

Le posizioni della Chiesa sul sesso

Sulla contraccezione

"È altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione. Né, a giustificazione degli atti coniugali resi intenzionalmente infecondi, si possono invocare, come valide ragioni: che bisogna scegliere quel male che sembri meno grave o il fatto che tali atti costituirebbero un tutto con gli atti fecondi che furono posti o poi seguiranno, e quindi ne condividerebbero l’unica e identica bontà morale. In verità, se è lecito, talvolta, tollerare un minor male morale al fine di evitare un male maggiore o di promuovere un bene più grande, non è lecito, neppure per ragioni gravissime, fare il male, affinché ne venga il bene, cioè fare oggetto di un atto positivo di volontà ciò che è intrinsecamente disordine e quindi indegno della persona umana, anche se nell’intento di salvaguardare o promuovere beni individuali, familiari o sociali. È quindi errore pensare che un atto coniugale, reso volutamente infecondo, e perciò intrinsecamente non onesto, possa essere coonestato dall’insieme di una vita coniugale feconda. (…)

Gli uomini retti potranno ancora meglio convincersi della fondatezza della dottrina della chiesa in questo campo, se vorranno riflettere alle conseguenze dei metodi di regolazione artificiale delle nascite. Considerino, prima di tutto, quale via larga e facile aprirebbero così alla infedeltà coniugale ed all’abbassamento generale della moralità. Non ci vuole molta esperienza per conoscere la debolezza umana e per comprendere che gli uomini - i giovani specialmente, così vulnerabili su questo punto - hanno bisogno d’incoraggiamento a essere fedeli alla legge morale e non si deve loro offrire qualche facile mezzo per eluderne l’osservanza. Si può anche temere che l’uomo, abituandosi all’uso delle pratiche anticoncezionali, finisca per perdere il rispetto della donna e, senza più curarsi del suo equilibrio fisico e psicologico, arrivi a considerarla come semplice strumento di godimento egoistico e non più come la sua compagna, rispettata e amata. Si rifletta anche all’arma pericolosa che si verrebbe a mettere così tra le mani di autorità pubbliche, incuranti delle esigenze morali. Chi potrà rimproverare a un governo di applicare alla soluzione dei problemi della collettività ciò che fosse riconosciuto lecito ai coniugi per la soluzione di un problema familiare? Chi impedirà ai governanti di favorire e persino di imporre ai loro popoli, ogni qualvolta lo ritenessero necessario, il metodo di contraccezione da essi giudicato più efficace? In tal modo gli uomini, volendo evitare le difficoltà individuali, familiari o sociali che s’incontrano nell’osservanza della legge divina, arriverebbero a lasciare in balia dell’intervento delle autorità pubbliche il settore più personale e più riservato della intimità coniugale. Pertanto, se non si vuole esporre all’arbitrio degli uomini la missione di generare la vita, si devono necessariamente riconoscere limiti invalicabili alla possibilità di dominio dell’uomo sul proprio corpo e sulle sue funzioni; limiti che a nessun uomo, sia privato, sia rivestito di autorità, è lecito infrangere."

Paolo VI, "Humanae Vitae", 25 luglio 1968


"La Chiesa ha sempre insegnato l'intrinseca malizia della contraccezione, cioè di ogni atto coniugale reso intenzionalmente infecondo. Questo insegnamento è da ritenere come dottrina definitiva ed irriformabile. La contraccezione si oppone gravemente alla castità matrimoniale, è contraria al bene della trasmissione della vita (aspetto procreativo del matrimonio), e alla donazione reciproca dei coniugi (aspetto unitivo del matrimonio), ferisce il vero amore e nega il ruolo sovrano di Dio nella trasmissione della vita umana."

 

Pontificio Consiglio per la Famiglia, Vademecum per i confessori su alcuni temi di morale attinenti alla vita coniugale, 12 febbraio 1997


 

Sul piacere sessuale

"Altrettanto bisogna dire circa la rivendicazione della libertà sessuale. Se con questa espressione si intendesse la padronanza, progressivamente acquisita, della ragione e del vero amore sugli impulsi dell’istinto, senza svalutare il piacere, ma mantenendolo al suo giusto posto - e la padronanza, ‘in questo campo, è la sola autentica libertà - non ci sarebbe nulla da eccepire: una tale libertà, infatti, si guarderà sempre dall’attentare alla giustizia. Ma se, al contrario, si intende affermare che l’uomo e la donna sono «liberi» di ricercare il piacere sessuale a sazietà, senza tener conto di nessuna legge né dell’ordinazione essenziale della vita sessuale ai suoi frutti di fecondità (23), siffatta opinione non ha nulla di cristiano, ed è anche indegna dell’uomo."

Francesco Card. Seper, Dichiarazione Sull'aborto Procurato, Sacra Congregazione Per La Dottrina Della Fede, 18 novembre 1974


 

Sulla masturbazione

Spesso, oggi, si mette in dubbio o si nega espressamente la dottrina tradizionale cattolica, secondo la quale la masturbazione costituisce un grave disordine morale. La psicologia e la sociologia, si dice, dimostrano che, soprattutto tra gli adolescenti, essa è un fenomeno normale dell'evoluzione della sessualità. Non ci sarebbe colpa reale e grave, se non nella misura in cui il soggetto cedesse deliberatamente ad un'auto soddisfazione chiusa in se stessa («ipsazione»), perché in tal caso l'atto sarebbe radicalmente contrario a quella comunione amorosa tra persone di diverso sesso, che secondo certuni sarebbe quel che principalmente si cerca nell'uso della facoltà sessuale.

Questa opinione è contraria alla dottrina e alla pratica pastorale della chiesa cattolica. Quale che sia il valore di certi argomenti d'ordine biologico o filosofico, di cui talvolta si sono serviti i teologi, di fatto sia il magistero della chiesa - nella linea di una tradizione costante -, sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato.(15) La ragione principale è che, qualunque ne sia il motivo, l'uso deliberato della facoltà sessuale, al di fuori dei rapporti coniugali normali, contraddice essenzialmente la sua finalità. A tale uso manca, infatti, la relazione sessuale richiesta dall'ordine morale, quella che realizza, «in un contesto di vero amore, l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana».(16) Soltanto a questa relazione regolare dev'essere riservato ogni esercizio deliberato sulla sessualità. Anche se non si può stabilire con certezza che la Scrittura riprova questo peccato con una distinta denominazione, la tradizione della chiesa ha giustamente inteso che esso veniva condannato nel nuovo testamento, quando questo parla di «impurità», di «impudicizia», o di altri vizi, contrari alla castità e alla continenza.

Le inchieste sociologiche possono indicare la frequenza questo disordine secondo i luoghi, la popolazione o le circostanze prese in considerazione; si rilevano così dei fatti. Ma i fatti non costituiscono un criterio che permette di giudicare del valore morale degli atti umani.(17) La frequenza del fenomeno in questione è, certo, da mettere in rapporto con l'innata debolezza dell'uomo in conseguenza del peccato originale, ma anche con la perdita del senso di Dio, la depravazione dei costumi, generata dalla commercializzazione del vizio, la sfrenata licenza di tanti spettacoli e di pubblicazioni, come anche con l'oblio del pudore, custode della castità."

Franjo card. Šeper, "Persona Humana: alcune questioni di etica sessuale", Congregazione per la Dottrina della Fede, 29 dicembre 1975


 

Sul sesso prematrimoniale

"Molti oggi rivendicano il diritto all'unione sessuale prima del matrimonio, almeno quando una ferma volontà di sposarsi e un affetto, in qualche modo già coniugale nella psicologia dei soggetti, richiedono questo completamento, che essi stimano connaturale; ciò soprattutto quando la celebrazione del matrimonio è impedita dalle circostanze esterne, o se questa intima relazione sembra necessaria perché sia conservato l'amore.

Questa opinione è in contrasto con la dottrina cristiana. secondo la quale ogni atto genitale umano deve svolgersi nel quadro del matrimonio. Infatti, per quanto sia fermo il proposito di coloro che si impegnano in tali rapporti prematuri, resta vero, però, che questi non consentono di assicurare, nella sua sincerità e fedeltà, la relazione interpersonale di un uomo e di una donna e, specialmente di proteggerla dalle fantasie e dai capricci."

Franjo card. Šeper, "Persona Humana: alcune questioni di etica sessuale", Congregazione per la Dottrina della Fede, 29 dicembre 1975


 

Sulla pillola del giorno dopo

La pillola del giorno dopo è un preparato a base di ormoni (essa può contenere estrogeni, estroprogestinici, oppure solo progestinici) che, assunta entro e non oltre le 72 ore dopo un rapporto sessuale presumibilmente fecondante, esplica un meccanismo prevalentemente di tipo "antinidatorio", cioè impedisce che l'eventuale ovulo fecondato (che è un embrione umano), ormai giunto nel suo sviluppo allo stadio di blastocisti (5°-6° giorno dalla fecondazione), si impianti nella parete uterina, mediante un meccanismo di alterazione della parete stessa. Il risultato finale sarà quindi l'espulsione e la perdita di questo embrione. (…)

Ne consegue che, da un punto di vista etico, la stessa illiceità assoluta di procedere a pratiche abortive sussiste anche per la diffusione, la prescrizione e l'assunzione della pillola del giorno dopo. Ne sono moralmente responsabili anche tutti coloro che, condividendone l'intenzione o meno, cooperassero direttamente con una tale procedura."

Pontificia Accademia Per La Vita, Comunicato Sulla Cosiddetta "Pillola Del Giorno Dopo", 31 novembre 2000


 

Su aids e contraccettivi

"In merito alla trasmissione sessuale della malattia, la miglior e più efficace prevenzione è l'insegnamento degli autentici valori di vita, amore e sessualità. Un giusto apprezzamento di questi valori faranno conoscere agli uomini e alle donne moderni il modo più giusto per arrivare alla propria realizzazione attraverso la maturità affettiva e l'uso adeguato della sessualità, lì dove le coppie rimangano fedeli e non assumano comportamenti a rischio infezione da HIV. Nessuno può negare che la libertà sessuale aumenti il pericolo di contrarre il virus. E' in questo contesto che i valori della fedeltà coniugale, della castità e dell'astinenza possono essere meglio compresi."

Discorso all'Onu del Cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dell'Assistenza Sanitaria, 27 Giugno 2001


 

Sull'omosessualità

"Certo, nell'azione pastorale, questi omosessuali devono essere accolti con comprensione e sostenuti nella speranza di superare le loro difficoltà personali e il loro disadattamento sociale. La loro colpevolezza sarà giudicata con prudenza; ma non può essere usato nessun metodo pastorale che, ritenendo questi atti conformi alla condizione di quelle persone, accordi loro una giustificazione morale. Secondo l'ordine morale oggettivo, le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile. Esse sono condannate nella sacra Scrittura come gravi depravazioni e presentate, anzi, come la funesta conseguenza di un rifiuto di Dio.(14) Questo giudizio della Scrittura non permette di concludere che tutti coloro, i quali soffrono di questa anomalia, ne siano personalmente responsabili, ma esso attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e che, in nessun caso, possono ricevere una qualche approvazione."

Franjo card. Šeper, "Persona Humana: alcune questioni di etica sessuale", Congregazione per la Dottrina della Fede, 29 dicembre 1975


 

"La coscienza morale esige di essere, in ogni occasione, testimoni della verità morale integrale, alla quale si oppongono sia l’approvazione delle relazioni omosessuali sia l’ingiusta discriminazione nei confronti delle persone omosessuali. Sono perciò utili interventi discreti e prudenti, il contenuto dei quali potrebbe essere, per esempio, il seguente: smascherare l’uso strumentale o ideologico che si può fare di questa tolleranza; affermare chiaramente il carattere immorale di questo tipo di unione; richiamare lo Stato alla necessità di contenere il fenomeno entro limiti che non mettano in pericolo il tessuto della moralità pubblica e, soprattutto, che non espongano le giovani generazioni ad una concezione erronea della sessualità e del matrimonio, che le priverebbe delle necessarie difese e contribuirebbe, inoltre, al dilagare del fenomeno stesso. A coloro che a partire da questa tolleranza vogliono procedere alla legittimazione di specifici diritti per le persone omosessuali conviventi, bisogna ricordare che la tolleranza del male è qualcosa di molto diverso dall’approvazione o dalla legalizzazione del male".

Cardinale Joseph Ratzinger, "Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali", Congregazione per la Dottrina della Fede, 3 giugno 2003


 

Sull'informazione sessuale

"Oggi i genitori devono fare attenzione ai modi in cui una educazione immorale può essere trasmessa ai loro figli attraverso diversi metodi promossi dai gruppi con posizioni e interessi contrari alla morale cristiana. Non sarebbe possibile indicare tutti i metodi inaccettabili; qui si presentano soltanto diversi modi più diffusi che minacciano i diritti dei genitori e la vita morale dei loro figli.

136. In primo luogo i genitori devono rifiutare l'educazione sessuale secolarizzata ed antinatalista, che mette Dio ai margini della vita e considera la nascita di un figlio come una minaccia, diffusa dai grandi organismi e dalle associazioni internazionali che promuovono l'aborto, la sterilizzazione e la contraccezione. Questi organismi vogliono imporre un falso stile di vita contro la verità della sessualità umana. Operando a livello nazionale o provinciale, tali organismi cercano di suscitare fra i bambini e i giovani la paura circa la « minaccia della sovra-popolazione » per promuovere la mentalità contraccettiva, cioè la mentalità « anti-life »; diffondono concetti falsi circa la « salute riproduttiva » e i « diritti sessuali e riproduttivi » dei giovani.22 (…)

137. Prima dell'adolescenza, il carattere immorale dell'aborto, procurato chirurgicamente o chimicamente, può essere spiegato gradualmente nei termini della morale cattolica e della riverenza per la vita umana.24
Per quanto riguarda la sterilizzazione e la contraccezione, la loro discussione non deve aver luogo prima dell'età adolescenziale e si dovrà sviluppare soltanto in conformità con l'insegnamento della Chiesa Cattolica.25 (…)

138. In alcune società sono operanti associazioni professionali di educatori, consiglieri e terapisti del sesso. Poiché il loro lavoro si basa non di rado su teorie malsane, prive di valore scientifico e chiuse ad un'autentica antropologia, che non riconoscono il vero valore della castità, i genitori dovrebbero accertarsi su tali associazioni con grande cautela, non importa quale tipo di riconoscimento ufficiale abbiano ricevuto; e ciò soprattutto quando il punto di vista di queste ultime è in discordia con gli insegnamenti della Chiesa, che risulta evidente non solo nel loro agire, ma anche nelle loro pubblicazioni che sono largamente diffuse in diversi paesi.

139. Un altro abuso si verifica quando si vuole impartire l'educazione sessuale insegnando ai bambini, anche graficamente, tutti i dettagli intimi dei rapporti genitali. Oggi questo avviene spesso con la motivazione di voler offrire un'educazione per « il sesso sicuro », soprattutto in relazione alla diffusione dell'AIDS. In questo contesto, i genitori devono anche rifiutare la promozione del cosiddetto « safe sex » o « safer sex », una politica pericolosa ed immorale, basata sulla teoria illusoria che il preservativo possa dare protezione adeguata contro l'AIDS. I genitori devono insistere sulla continenza fuori del matrimonio e la fedeltà nel matrimonio come l'unica vera e sicura educazione per la prevenzione di tale contagio.

140. Un altro approccio largamente utilizzato, ma che può essere dannoso, viene definito con il termine « chiarificazione dei valori ». I giovani sono incoraggiati a riflettere, chiarire e decidere circa le questioni morali con la massima « autonomia », ignorando però la realtà oggettiva della legge morale in genere e trascurando la formazione delle coscienze sugli specifici precetti morali cristiani, affermati dal Magistero della Chiesa.27 Si dà ai giovani l'idea che un codice morale sia qualcosa creato da loro stessi, come se l'uomo fosse fonte e norma della morale.(…)

141. I genitori devono anche fare attenzione ai modi con cui l'istruzione sessuale viene inserita nel contesto di altre materie per altro utili (per esempio: la sanità e l'igiene, lo sviluppo personale, la vita familiare, la letteratura infantile, gli studi sociali e culturali ecc.). In questi casi è più difficile controllare il contenuto dell'istruzione sessuale. Tale metodo dell'inclusione è utilizzato in particolare da quelli che promuovono l'istruzione sessuale nella prospettiva del controllo delle nascite o nei paesi dove il governo non rispetta i diritti dei genitori in tale ambito. (…)

142. Infine, bisogna tenere presente, come orientamento generale, che tutti i diversi metodi dell'educazione sessuale devono essere giudicati dai genitori alla luce dei principi e delle norme morali della Chiesa, che esprimano i valori umani nella vita quotidiana."

Alfonso Cardinale López Trujillo e S. E. Mons. Elio Sgreccia, "Sessualità umana: verità e significato. Orientamenti educativi in famiglia", Pontificio Consiglio per la Famiglia, 8 dicembre 1995

ricerche e traduzione di Adriano Angelini
testi di Adriano Angelini e Diego Galli