-nell’Italia liberale

La "frattura" tra laici e cattolici nell'Italia liberale

Al momento della sua nascita lo Stato italiano si pone di fronte a una questione fondamentale che sarà dirimente per tutta la sua storia fino ai giorni nostri. Il processo risorgimentale porta alla creazione di uno stato che si professa laico e lo fa in antitesi alla Chiesa di Roma. Tale fenomeno può dirsi un "processo di secolarizzazione". Si tratta di una frattura del potere religioso dal potere laico che impone una scelta precisa da parte dei cittadini italiani.

Questo scontro o frattura negli altri stati europei era divenuto evidente a partire dal 1300 fino alla fine del 1500. Il caso dello stato italiano può ben dirsi un caso anomalo perché si verifica con grande ritardo rispetto a Inghilterra e Francia.

Il sedimentarsi di una cultura anticlericale, dunque, appare anche come una reazione davanti al gigante della Chiesa cattolica, che proprio negli anni dell'unificazione mette in campo un grande rilancio del potere temporale del papa. Dopo la fine della rivoluzione francese i cattolici infatti alimentano una corrente di pensiero che tende a ricostruire le origini cristiane europee attorno a una "res pubblica" rappresentata dalla Chiesa.

Pio IX nelle prime fasi del suo papato cerca di esprimere una politica di apertura all'interno dello stesso stato pontificio, fa alcune concessioni in qualche modo liberali e soprattuto invita i cattolici a muoversi verso un rapporto rinnovato con le istituzioni religiose. Con una certa ambiguità gioca la carta della necessità del potere temporale come accordo tra i Principi europei, accordo dall'alto, che si connetteva al potere del trono. Ponendo infatti il fine della ripresa di una civiltà delle origini, che presuppone un rapporto diretto tra il popolo e il buon pastore, il potere temporale diviene il portato necessario di questa strategia.

PAPA PIO IXQuello che da alcuni è stato chiamato il populismo cattolico di Pio IX in ogni caso non durò molto. Con il 1848 anche in Italia la situazione precipita e il Vaticano fa marcia indietro. In quel momento si scopre che "la gente", il popolo cattolico comincia a chiedere la riforma della chiesa e il ritorno ad una evangelizzazione più chiara, chiede una critica, e si mette in discussione la Chiesa stessa come istituzione. In effetti è proprio la precedente apertura che manda in crisi la Chiesa, sia per quel che riguarda il potere temporale ma anche relativamente alla stessa istituzione ecclesiastica.

Effettivamente fino al 1848 il Risorgimento italiano non è anticristiano e nemmeno anticattolico. La maggioranza dei patrioti è persuasa di poter conciliare gli elementi dell'unificazione dello Stato con la cultura cattolica. Il Risorgimento diventa antitemporale e anticlericale nel '48, e in alcune frange anticristiano proprio in virtù della scelta di Pio IX, che si ritira dalla guerra di indipendenza e rimette in discussione l'approccio di apertura che aveva espresso prima del 1848.

Con lo stabilizzarsi della situazione politica dopo l'unificazione, l'anticlericalismo passa in secondo piano di fronte alla necessità del giovane stato di uscire dall'emergenza. E in questa temperie che viene inaugurata una prassi che sarà spesso la norma del Paese anche in epoca repubblicana. I liberali che detengono la maggioranza cercano di rincorrere al centro le posizioni dei cattolici e tendono a porre sotto traccia la frattura tra laici e cattolici.

ERNESTO NATHANA portare avanti il discorso anticlericale rimane il Partito Radicale, fondato nel 1880. I liberali usano i radicali a volte come spauracchio contro i cattolici ma al momento della resa dei conti le istanze di laicità vengono accantonate di fronte alla supposta necessità di mandare avanti la macchina dello stato.

Un episodio che interrompe quella prassi è la giunta Nathan a Roma. Ernesto Nathan guidò il "blocco popolare" (repubblicani, radicali, socialisti) che vinse le elezioni amministrative romana del 1907. Fu il primo Sindaco non aristocratico di Roma in carica dal 1907 al 1913, sua fu l'opera di municipalizzazione dei pubblici servizi.

Fino al 1907, infatti, la cosa pubblica in Comune e alla Provincia era stata diretta da quella che il democratico Parboni aveva chiamato, in un comizio del 1880, "la mostruosa coalizione dei moderati e dei preti", con sindaci espressione della nobiltà e della proprietà terriera, vissuti e visti piuttosto come "commissari governativi". Il fatto importante che si realizza con la giunta Nathan è che si spacca a metà l'arena politica. I liberali stessi vanno alla divisione e alcuni se ne vanno con i cattolici, altri con radicali e socialisti.

Il patto Gentiloni a livello nazionale riporta la linea clerico-moderata a piena consacrazione con le elezioni del novembre 1913, le prime a suffragio universale maschile, quando il conte Ottorino Gentiloni, presidente dell'Unione elettorale cattolica, invitò i militanti ad appoggiare quei candidati liberali che si impegnassero, una volta eletti, a rispettare un programma che prevedeva fra l'altro la tutela all'insegnamento privato, l'opposizione al divorzio, il riconoscimento delle organizzazioni sindacali cattoliche.

Moltissimi candidati liberali, fra cui non pochi noti anticlericali, accettarono segretamente di sottoscrivere quegli impegni, spinti dall'esigenza di assicurarsi i suffragi di un elettorato di massa. Con le elezioni del 1913, i cattolici italiani acquistavano una capacità di pressione sulla classe dirigente mai avuta fino ad allora. E la presenza di oltre 200 deputati "gentilonizzati" incrinava seriamente la fisionomia laica del Parlamento italiano.

Sarà Mussolini a ricomporre la questione dei rapporti Stato Chiesa con la ratifica dei Patti Lateranensi. Anche nel suo operato si rintraccia la questione della frattura tra laici e cattolici. Il dittatore fascista, che proveniva dal massimalismo socialista, incanala infatti nell'immobilità e nell'evasione dello scontro la sua politica di avvicinamento ai cattolici moderati.

audiovideo:

 

 

Intervista a Giovanni Orsina

 

Giornata anticlericale: Convegno su «Scienza, Chiesa e Libertà. Ieri e oggi». Intervento di Roberto Balsani, docente di Storia contemporanea all'università di Bologna: "I rapporti Stato-Chiesa nell'Italia risorgimentale e liberale"

link:
-Romolo Murri

-Ernesto Nathan

-La Questione Romana - Il XX settembre  

a cura di Michele Lembo