-i radicali e l’anticlericalismo, cronologia 1/2

cronologia prima del 1946:

L'Italia unitaria e l'anticlericalismo. Breve cronologia

20 settembre 1870: L'artiglieria italiana apre una breccia presso Porta Pia e il generale Raffaele Cadorna, con un gesto di forza, entra a Roma. La sconfitta di Napoleone III a Sedan e la proclamazione in Francia della Repubblica offrirono al governo italiano, guidato in quel momento dal piemontese Giovanni Lanza, l'occasione per assumere una nuova iniziativa contro Papa Pio IX, che dopo i fallimenti precedenti finalmente è coronata da un successo. Il 2 ottobre con un plebiscito, il territorio dello Stato Pontificio è annesso al nuovo regno d'Italia. Non viene ancora deciso se Roma sarà la capitale del regno. Per alcuni mesi è scelta Firenze (lontana dai francesi, lontana dalla Chiesa!). Pio IX dopo aver guidato la controffensiva cleircale dalla fortezza di Gaeta, come ultimo difensore della tradizione e del potere temporale, proclama il divieto per i cattolici di partecipare alla vita politica della nuova nazione (non expedit). Infine si chiude dentro i palazzi di San Giovanni in Laterano dichiarandosi prigioniero. Milioni di immagini vengono distribuite alla popolazione italiana da tutte le chiese della penisola con il papa che prega dietro le sbarre di una prigione. Con l'enciclica Respicientes (1 novembre 1870) dichiara "ingiusta, violenta, nulla e invalida" l'occupazione italiana dei territori della Santa Sede, denuncia la "cattività" del pontefice, che non può "esercitare liberamente e sicuramente la suprema autorità pastorale", e scomunica Vittorio Emanuele II, re d'Italia, e tutti coloro che avevano perpetrato l'"usurpazione" dello Stato Pontificio. Dall'8 dicembre 1869 al 18 luglio 1870 si tiene il Concilio Vaticano Primo nel corso del quale tra le altre cose viene proclamata l'infallibilità del papa.

15 maggio 1871: Dopo una lunga discussione parlamentare, il Regno d'Italia approva unilateralmente la legge delle "guarentigie" (garanzie) che intende regolare i rapporti tra Stato e Chiesa e assicurare al pontefice il libero esercizio del potere spirituale. Ispirata al principio della separazione dello Stato dalla Chiesa la legge sancisce, tra le altre cose, l'immunità dei luoghi residenziali del pontefice, assegna alla Santa Sede una dotazione, assicura l'inviolabilità della persona del pontefice e attribuisce al papa onori sovrani e il diritto di avere guardie armate. Il pontefice non riconosce la legge né vengono avviati rapporti diplomatici tra le due parti, tuttavia questa legge rimane in vigore fino al Concordato del 1929.

agosto 1889: Si erige la statua a Giordano Bruno. Una prima statua fu eretta una prima volta durante la Repubblica romana del 1849 distrutta poi durante la restaurazione del regime papalino. Una volta tornato sul soglio pontificio, il papa Pio IX vieta la luce elettrica a Roma (che arriva solo dopo Porta Pia), e impone sulla città un clima di torva rivalsa. Si susseguono le esecuzioni capitali. Tra il 2 maggio del 1849, fine della repubblica romana, ed il 20 settembre 1870, breccia di Porta Pia, a Roma la Santa inquisizione fa uccidere ben 130 cittadini romani, l'ultimo il 9 luglio del 1870. Nel 1885 si forma un comitato per la costruzione del monumento a Giordano Bruno, cui aderirono le maggiori personalità dell'epoca: Victor Hugo, Michail Bakunin, George Ibsen, Giovanni Bovio, Herbert Spencer e molti altri. Nel 1888 gli studenti universitari romani, tra i maggiori animatori del comitato, fecero numerose manifestazioni per erigere il monumento, spesso con scontri, arresti e feriti. Il consiglio comunale di Roma, all'epoca controllato da una maggioranza filoclericale, è costretto alle dimissioni. La statua fu eretta a Campo de' Fiori "lì dove il rogo arse". Crispi simboleggiando in Giordano Bruno il forte anticlericalismo del suo governo, nella capitale gli dedica (a mò di sfida) il monumento

15 maggio 1891: Papa Leone XIII promulga la lettera enciclica "Rerum novarum". Con questa enciclica il Vaticano cerca di aprire un'era nuova nella propria storia ponendo le basi per una nuova visione della propria missione, più slegata dal potere temporale.

1902: Intanto l'Italia unitaria vive la sua stagione parlamentare in cui nessun partito fa diretto riferimento alla tradizione cattolica. Il ministro Zanardelli fa una prima proposta di instituzione del divorzio. La Chiesa si ribella, e la legge non passa.

1907: Ernesto Nathan giuda il "blocco popolare" (repubblicani, radicali, socialisti) che vince le elezioni amministrative romane del 1907. È sindaco dal 1907 al 1913.

1913: Il patto Gentiloni a livello nazionale riporta la linea clerico-moderata a piena consacrazione con le elezioni del novembre 1913. Si tratta delle prime elezioni a suffragio universale maschile, il conte Ottorino Gentiloni, presidente dell'Unione elettorale cattolica, invita i militanti ad appoggiare quei candidati liberali che si impegnassero, una volta eletti, a rispettare un programma che prevede fra l'altro la tutela all'insegnamento privato, l'opposizione al divorzio, il riconoscimento delle organizzazioni sindacali cattoliche.

1923: La riforma scolastica, varata dal Ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Gentile, rappresenta una tappa significativa dell'abbandono da parte del fascismo dell'anticlericalismo delle origini. Oltre all'insegnamento della religione nelle scuole elementari, venne introdotto un esame di stato al termine di ogni ciclo di studi (misura che di fatto metteva sullo stesso piano scuole pubbliche e private). Contrari a questa riforma, che prevedeva un'educazione pubblica confessionale, sono i socialisti, i comunisti, i protestanti, i filomassoni e anche alcuni cattolici progressisti. Intervistato da un quotidiano dell'epoca, in merito al destino dei docenti che si professavano laici, Gentile risponde: «Lo Stato non intende imporre la sua volontà a nessuno. Se uno non si sente di fare il maestro di scuola potrà fare un'altra cosa, e soprattutto potrà pensare come crede, ma la scuola essendo italiana e perciò cattolica, porta con sé le esigenze del popolo italiano». Don Luigi Sturzo, ex segretario del Partito Popolare, in un articolo denunciainvece l'uso strumentale della questione religiosa da parte del regime fascista: «Guai se i cattolici si faranno sospingere verso una politica di stampo clericale accettando di collaborare con qualsiasi governo in cambio di contropartite ecclesiastico religiose».

11 febbraio 1929: Istituzione nel 1925 di una prima "Commissione per la riforma della legislazione ecclesiastica" che ha intenti smaccatamente favorevoli alla Chiesa, rispetto a quanto previsto dall'articolo 1 dello Statuto albertino, che pur ribadiva la qualità di religione di Stato del cattolicesimo. Fallito questo tentativo, per l'opposizione fatta dalla Santa Sede ad un ulteriore regolamento unilaterale della pregiudiziale costituita dalla nota ed annosa "Questione romana", il governo fascista addiviene alla contemporanea stipulazione del Trattato e del Concordato. La "Conciliazione", che presuppone e riconosce la soggettività del diritto internazionale della Santa Sede (11 febbraio 1929), si ha dunque con la stipulazione dei Patti Lateranensi, che constano di un Trattato e di un Concordato; con il primo si risolve la Questione romana, si costituisce lo Stato "Città del Vaticano", si concedono una serie di "guarentigie" giuridiche, economiche e territoriali volte a tutelare la libertà e l'indipendenza del Pontefice nel governo di tutta la Chiesa. Ai Patti è data esecuzione con la legge 27 maggio 1929 n. 810, entrata in vigore il successivo 7 giugno 1929 dopo la scambio delle ratifiche. Con l'articolo 1 del Trattato, invece, si riafferma il principio statutario della religione di Stato. All'indomani della ratifica dei Patti Lateranensi Pio XI incarica Guglielmo Marconi di costruire una grande stazione radio all'interno del nuovo Stato e il 12 febbraio 1931 Pio XI inaugura l'impianto di Radio Vaticana. Per celebrare i Patti Lateranensi il regime fascista apre nella Capitale la "via della Conciliazione". La strada terminata nel 1950, prende il posto di uno tra i più antichi borghi della Roma medioevale e rinascimentale. Tra il 1936 e il 1937 si dà il via alla demolizione di ben 600.000 metri cubi. Tutti gli edifici dei lati esterni dei Borghi Vecchio e Nuovo sono amputati, traslocati o pseudorestaurati in modo di allinearli con i giardini di Castel S.Angelo e con il Lungotevere.

I radicali e l'anticlericalismo. Cronologia

1946: L'assemblea Costituente decide di non mettere in discussione la questione dei rapporti tra stato e Chiesa e con poche modifiche integra il testo del Concordato del 1929 alla carta Costituzionale nonostante le contraddizioni con alcuni principi costituzionali. Secondo democristiani e comunisti il paese è già troppo diviso dopo la Seconda Guerra Mondiale e con difficiltà sopporterebbe ulteriori contrapposizioni, che la ridiscussione dei rapporti con la Chiesa avrebbe aperto. Tuttavia sia De Gasperi che Togliatti dichiarano che il Concordato del 1929 va rivisto, ma non si fissano scadenze.

1955: Si ricostituisce il Partito Radicale dalla scissione della corrente di sinistra del Partito liberale in cui confluisce un ristretto nucleo di intellettuali e giornalisti della sinistra liberale, i giovani provenienti dall'esperienza delle organizzazioni universitarie goliardiche, UGI e UNURI, e alcuni elementi dell'antifascismo azionista. Il gruppo si forma alla fine dell'epoca del centrismo con il progetto di costituire un'alternativa laica di netta opposizione alla Dc. Il partito si dà una netta caretterizzazione anticlericale e promuove l'abolizione unilaterale del Concordato.

20 settembre 1964: Un episodio in apparenza minoritario evidenzia in realtà significativamente come l'attività del nuovo Partito Radicale sia fin dall'inizio orientata nel senso dell'anticlericalismo. Marco Pannella, Mauro Mellini, Gianfranco Spadaccia, Sergio Stanzani, depongono una corona di fiori presso la Breccia di Porta Pia e vengono denunciati. A questo episodio seguono una serie di sentenze legate al testo unico di Pubblica Sicurezza, approvato durante il Fascismo, contro la libertà di manifestazione.

17 marzo 1965: Lelio Basso del gruppo parlamentare del Psiup presenta una mozione sulla revisione dei Patti lateranensi. La discussione si svolge in aula il 4 e 5 ottobre 1967. Il presidente del consiglio Aldo Moro pone la questione di fiducia sulla mozione di maggioranza.

12 giugno 1965: Agenzia Radicale con un'inchiesta sul "racket" dell'assistenza a Roma, mette a nudo le attività dell'ONMI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia). Si tratta di una specie di "macchina elettorale", che attraverso l'uso dei sussidi a fini clientelari, la concessione ad amici delle forniture, l'inflazione degli enti religiosi a cui venivano riconosciute le caratteristiche di enti assistenziali e l'omissione dei controlli sulle forme di assistenza, "svezza" la classe dirigente della Dc. I più potenti personaggi democristiani erano passati attraverso funzioni di gestione dell'assistenza pubblica per conquistare le massime leve del potere della città di Roma. Tra questi anche l'allora sindaco di Roma Amerigo Petrucci, che in seguito alle denuncie radicali viene arrestato.

1° ottobre 1965: il deputato socialista Loris Fortuna presenta una proposta di legge volta ad introdurre, anche se in casi limitati, lo scioglimento del matrimonio. Il problema del divorzio era anche e soprattutto una questione di sovranità: la pretesa della Chiesa cattolica di esercitare le pienezza della giurisdizione su tutti gli effetti civili del matrimonio concordatario diveniva conflittuale con l'ordinamento giuridico italiano. Questa esclusività di giurisdizione derivava, secondo la Chiesa, dall'art. 34 del Concordato del '29, richiamato dell'art. 7 della Costituzione, che, oltre ad impegnare l'Italia a riconoscere effetti civili al matrimonio religioso, così com'è regolato dal diritto canonico, affidava ai tribunali ecclesiastici anche la giurisdizione sulle vicende successive all'atto di matrimonio e quindi sul suo eventuale scioglimento. Di  "Vaticano e civiltà moderna",  già nel 1957, ne parla con chiarezza Ernesto Rossi.

1967: Anno anticlericale organizzato dal Partito radicale. Invito-appello del Comitato direttivo della sezione romana del Partito radicale inviato a circa 50.000 persone, per la prima manifestazione dell'"Anno anticlericale" organizzata a Roma il 12 febbraio 1967 al Teatro Adriano, con la partecipazione di Mario Berutti, Mario Boneschi, Loris Fortuna e Marco Pannella. Il 1967 si apre anche con una petizione popolare sottoscritta da centomila cittadini, alla Presidenza della Camera dei Deputati, con la richiesta che il Parlamento si pronunci quanto prima sulla proposta di legge Fortuna sul divorzio. Ernesto Rossi avrebbe dovuto presiedere l'iniziativa del Partito Radicale al Teatro Adriano, ma muore il 9 febbraio del 1967, pochi giorni prima dell'evento.

Primavera 1967: In parlamento iniziano le manovre diversive per non discutere la legge sul divorzio, con la presentazione di una proposta di riforma del diritto di famiglia a firma del guardasigilli, il repubblicano Reale, in attesa del quale si sarebbe dovuto accantonare la proposta Fortuna. Contemporaneamente, di fronte a un'opinione pubblica che si va sempre più interessando alla questione, si muovono le gerarchie cattoliche e lo stesso pontefice Paolo VI che all'inizio del 1967 pubblicamente esprime "sorpresa e dispiacere" nei confronti del parlamento che si è espresso favorevolmente sulla compatibilità del divorzio con le norme dell'ordinamento costituzionale italiano.

12-14 maggio 1967: III Congresso del Partito Radicale. Pur mantenendosi nella numerazione congressuale precedente, il congresso del 1967 costituisce una vera e propria rifondazione del Pr. Vengono infatti approvate nuove forme organizzative e un nuovo statuto, e si da il via ad una nuova articolazione federativa in autonomi partiti regionali. Il Congresso inoltre approva la mozione generale nella quale «invita tutti i cittadini democratici a sostenere nel paese la politica di superamento del nazionalismo, l'anticlericalismo, l'antimilitarismo, la lotta per i diritti civili, prospettive nelle quali il Congresso ha individuato e confermato fondamentali e concreti strumenti per una effettiva trasformazione della società e dello Stato".

9-10 dicembre 1967: Si tiene il primo congresso della Lid (lega italiana per il divorzio), che si era costiuita due anni prima. La Lid si struttura come centro di coordinamento delle attività svolte in tutto il Paese. Si tratta di un organismo aperto ed informale, la cui novità principale sta nel fatto che i componenti della direzione nazionale, pur provenienti da partiti diversi, ne fanno parte a titolo personale e non come delegati della forza politica di appartenenza.  Nel comitato promotore figurano Loris Fortuna, i magistrati Mario Berutti e Salvatore Gianlombardo, i parlamentari Lucio Luzzatto del Psiup, Giuseppe Perrone-Capano del Pli, Giuseppe Averardi del Psdi, lo scienziato Adriano Buzzati-Traverso, il giurista Alessandro Galante-Garrone.

1969: Per la prima volta una proposta divorzista viene discussa a Montecitorio. Il 10 novembre, di fronte ai ripetuti tentativi di ritardare la procedura della discussione, Marco Pannella segretario della Lid, inizia insieme al segretario organizzativo, Roberto Cicciomessere, uno sciopero della fame per la fissazione dei termini delle votazioni. Il 29 dicembre la Camera vota la legge con 325 voti favorevoli contro 283 contrari.

1 dicembre 1970: Il 9 ottobre 1970 il Senato dà il via libera alla legge sul divorzio, che diviene legge dello Stato con l'approvazione dell'altro ramo del Parlamento, in seconda lettura, il primo dicembre 1970. A favore votano Pci, Psi, Psiup, Psu, Pli, Pri, Indipendenti di Sinistra. I contrari sono Dc, Msi, Pdium, Svp. (la trasmissione della Rai del 1970, sul divorzio).

gennaio 1971: Nei due anni che seguono l'introduzione del divorzio, le forze di sinistra cercheranno, in ogni modo, un compromesso con la Democrazia cristiana al fine di evitare lo scontro sul referendum abrogativo, che avrebbe costretto ad operare precise scelte di campo. I gruppi antidivorzisti non si rassegnano e cominciano a muoversi per far abrogare la legge appena approvata: un comitato che fa capo al professore di diritto romano Gabrio Lombardi deposita la richiesta di referendum abrogativo della legge Fortuna. Tra il febbraio e il maggio 1971, vengono raccolte le firme necessarie per l'indizione del referendum, ad opera di questo comitato nazionale formato da gruppi cattolici conservatori che trovano appoggio all'interno dell'apparato della Chiesa e della Dc.

14 febbraio 1971: Convocazione dell'assemblea nazionale anti concordataria, durante la quale venne fondata la LIAC (Lega italiana per l'abrogazione del concordato), con la partecipazione dei membri più autorevoli della LID. I parlamentari che aderirono alla LIAC presentarono mozioni ed interpellanze volte a suscitare un dibattito sul Concordato. In seguito i membri della LIAC inviarono a tutti i parlamentari laici della Camera dei deputati un documento redatto dalla giunta esecutiva del partito, in cui si specificava e si chiariva la posizione dei radicali sulla questione Stato-Chiesa. (L'inchiesta su la "roba clericale").

Primavera 1972: Vengono sciolte le Camere. I radicali denunciano il fatto che la maggioranza delle forze politiche italiane ha voluto lo scioglimento anticipato del Parlamento per sospendere l'attuazione del referendum (i referendum per legge, infatti, non possono essere votati nello stesso anno in cui ci sono elezioni politiche). «Per non vincere il referendum avete perso le elezioni», dirà Pannella ai partiti laici e alle sinistre in occasione delle elezioni del 1972 che segnarono un chiaro arretramento delle forze laiche. La sinistra teme la frattura tra mondo laico e mondo cattolico che era venuta allo scoperto con l'approvazione della legge Fortuna. I comunisti in particolare non vogliono il referendum non solo perché vedono nello scontro tra due schieramenti nel paese un ostacolo alla politica del dialogo con i cattolici, ma spingono ad un accordo in parlamento per le modifiche alla legge Fortuna (modificando una legge non si tiene il referendum abrogativo richiesto su di essa), propongono "miglioramenti" e integrazioni, o innovazioni legislative. La senatrice indipendente di sinistra Tullia Carrettoni presenta nel gennaio 1972 un progetto modificativo che non riesce ad essere discusso, come un ulteriore tentativo di bloccare il corso automatico del referendum per andare incontro alle richieste della Dc. In questa fase in cui il Pci crede di poter raccogliere, con i primi accenni al "compromesso storico", i frutti di una politica che fin dal 1946 porta alla sostanziale accettazione del Concordato stipulato nel 1929 fra Chiesa Cattolica e Stato fascista (art.7 della Costituzione italiana), il mensile radicale "La Prova radicale" ripropone tre  testi di Gramsci, Donati e Salvemini sul Concordato.

1973: Il Partito radicale si impegna per i referendum popolari per l'abrogazione del Concordato, delle norme fasciste del codice penale (compreso l'aborto), dei tribunali militari e sulla libertà di stampa e di diffusione radiofonica e televisiva. Rispondendo ad un questionario de "La prova radicale", Norberto Bobbio afferma che la stessa campagna per la raccolta delle firme costituisce una forma di aggregazione della domanda politica diverso da quello rigido dei partiti che può consentire combinazioni politiche non convenzionali. Si uniscono all'iniziativa della raccolta firme Lotta Continua e il Manifesto.

12 maggio 1974: Si tiene il referendum sul divorzio. Il risultato del referendum abrogativo fu il seguente: 40,9 per cento per il "sì", il 59,1 per cento per il "no".

1975: Il 19 gennaio L'Espresso diretto da Livio Zanetti esce nelle edicole con una copertina che sarebbe entrata nella storia del giornalismo italiano. Su uno sfondo nero una donna incinta, nuda e crocifissa, accompagna il titolo della cover story: "Aborto: una tragedia italiana". Il settimanale decide di impegnarsi, a fianco della "Lega 13 maggio" guidata da Marco Pannella, nella promozione di un referendum abrogativo della legge sull'aborto.  Pochi giorni prima il segretario del Partito radicale, Gianfranco Spadaccia, era stato arrestato per essersi assunto la responsabilità delle interruzioni volontarie di gravidanza svolti dagli operatori del Cisa (Centro informazioni sterilizzazioni e aborto, federato al Pr). Poco dopo vengono arrestate anche Adele Faccio e Emma Bonino, che avevano messo in pratica questa forma di disobbedienza civile contro la legge proibizionista sull'aborto. Il 20 luglio i radicali annunciano di aver depositato presso la Corte di Cassazione più di 800.000 firme.

a cura di Michele Lembo

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