dossier anticlericalismo

Una parola che evoca sentimenti di ostilità verso la religione cattolica, oppure tradizioni politiche ottocentesche, ormai relegate ai libri di storia. In entrambi i casi nozioni sbagliate. Se è vero che esiste una anticlericalismo come quello di don Romolo Murri, il fondatore della prima Democrazia Cristiana, in seguito espulso dalla Chiesa, e se è vero che esiste un partito in Italia che ancora oggi, nel 2004, si professa anticlericale: il Partito radicale.

Piuttosto l'anticlericalismo risente di quel meccanismo di rimozione cui sono destinate tutte le correnti di pensiero e tutti i movimenti politici considerati eretici rispetto all'establishment di potere in Italia. E così ancora oggi, come negli anni '50 quando a pronunciare questa parole era Ernesto Rossi, i radicali hanno buon gioco a ripetere "vieto perché vietato". L'anticlericalismo è termine che conviene non pronunciare non perché potrebbe ferire sensibilità o riportare in auge sentimenti di grossolana ostilità nei confronti della fede religiosa, ma perché nei fatti vietato dalla cultura ufficiale, sconosciuto in quanto tradizione politica che attraversa la storia d'Italia ed è alla base di alcune delle maggiori conquiste di civiltà laica e liberale del nostro Paese.

Questo speciale, curato da Adriano Angelini e Michele Lembo, ha quindi come primo obiettivo quello di fare giustizia nei confronti di questo termine, e di ricostruire, attraverso fatti, date, personaggi e documenti che siamo riusciti a reperire soprattutto attraverso gli archivi radicali, le storie e le idee che hanno animato quella che può essere definita a buon diritto una tradizione politica e culturale del nostro paese.

Il secondo obiettivo è quello di spiegare il motivo per cui i radicali continuano a definirsi anticlericali oggi, a più di cento anni dalla Breccia di Porta Pia, battaglia che segnò la fine del potere temporale del papato.
Per fare le cose semplici basterebbe forse richiamare la recente approvazione della legge sulla fecondazione assistita da parte del Parlamento. Una legge definita da più parti medievale, oscurantista, da "inquisizione", e dietro la cui formulazione si è avvertita la pressione, neanche troppo nascosta, delle gerarchie ecclesiastiche.
Ma in realtà il discorso è più complesso. Ha a che fare con il rapporto della Chiesa con i media, con la ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali, con l'uso che viene fatto di miliardi di introiti fiscali dello Stato, con la sessualità e le politiche demografiche.

L'anticlericalismo tuttavia ha a che fare anche con la religione e la sua libertà, ed è forse questo che meno va giù ai difensori del potere temporale della Chiesa, nelle forme nuove che esso ha assunto.
Con la Breccia di Porta Pia, infatti, entrarono per la prima volta a Roma i testi degli autori cattolici messi all'indice, come Rosmini, Dante e Manzoni. La libertà religiosa si è affermata in occidente – contro le guerre di religione e la pretesa di imporre una religione di Stato – grazie all'affermazione dei principi di tolleranza, di libertà e di laicità dello Stato, gli stessi principi così a lungo condannati dalla Chiesa.

In Italia, ancora oggi, questi stessi principi sembrano faticare ad affermarsi definitivamente. Sono radicati nelle opinioni e nei comportamenti della maggioranza degli italiani, come testimoniano numerosi sondaggi e i risultati dei referendum su divorzio e aborto degli anni '70. Tuttavia, come scrisse Benedetto Croce, il nostro Paese non ha mai vissuto "la riforma, ma soltanto controriforme". E questo rende i documenti racchiusi in questo speciale di straordinaria attualità.

a cura di Adriano Angelini, Michele Lembo e Diego Galli (staff@radioradicale.it)