"I doveri della libertà", Emma Bonino, a cura di Giovanna Casadio

 Da qualche giorno è in distribuzione nelle librerie “I doveri della libertà”, libro-intervista con Emma Bonino, curata dalla giornalista Giovanna Casadio (Laterza, pagg.157, 12 euro). Il libro è strutturato in nove capitoli: “Senza Stato di diritto, non ci sono diritti”; “Learning by doing: imparare facendo”; “La caricatura della libertà: tra pubblici divieti e licenze private”; “Dov’è l’ Europa”; “Il mercato, la libertà, le regole”; “L’ altra metà del mondo”; “Il corpo della politica”; “Conflitti, pacifismo e nonviolenza”; “Libertà d’ informare, diritto di sapere”. Da “I doveri della libertà”, proponiamo alcune pagine. [...]

Senza libertà d’ informazione la democrazia è bloccata?

“Diciamo meglio: senza libertà d’ informazione la democrazia è impraticabile. La democrazia è governo del popolo (preferirei dire, dei cittadini, attraverso le leggi e le istituzioni; e per citare Popper, in una società aperta è l’informazione che consente la circolazione delle idee senza la quale il ‘governo del popolo’ è impossibile. L’ opinione pubblica deve avere gli strumenti per valutare l’accountability, l’attendibilità del potere esecutivo, della classe dirigente e, in generale, del sistema istituzionale/amministrativo. Il criterio secondo cui occorre conoscere per scegliere e deliberare è fattore essenziale per frequentare efficacemente lo spazio democratico. E per ‘conoscere’ io intendo la possibilità – garantita – del contraddittorio, quello vero, non la sua caricatura, quella che vediamo in TV con la cosiddetta par condicio (il requisito dell’equal time non è una garanzia sufficiente, è solo una necessaria cornice): io ho le mie idee e le confronto con le tue, non ti anniento annientando la tua voce. Basta rendere l’altro invisibile sui media per escluderlo dal consesso di quelli che stanno seduti al tavolo.

Gianni Betto, in un’analisi minuziosa condotta per il Centro d’ascolto d’informazione radiotelevisiva, fotografa il quadro desolato dell’informazione TV, che resta – secondo il rilevamento Istat del 2009 – il mezzo d’informazione di gran lunga più usato dalla maggioranza degli italiani. L’informazione televisiva italiana può davvero essere definita il delitto neo-goebbelsiano, prodotto e strumento della moderna democrazia reale. Come diceva Goebbels, “una bugia ripetuta più volte diventa una mezza verità”. E se le voci sono sempre le stesse che rimbombano nel frastuono del potere, non sono soltanto le minoranze ma semplicemente i cittadini a diventare invisibili. Così i lavoratori che protestano diventano invisibili; invisibili i disoccupati, i precari, gli immigrati (tranne quando delinquono) e tutti coloro che per la loro presunta “diversità”, vengono relegati nella sfera privata, ignoti a tutti, senza avere la possibilità di esprimere le loro ragioni e rivendicare i loro diritti. Ci sono poi le “voci” oscurate delle minoranze politiche.

Nel gioco della democrazia, una minoranza lotta per diventare a sua volta maggioranza; ma se la maggioranza che è al governo e controlla praticamente tutti i media non le dà l’opportunità di farsi vedere e ascoltare dall’opinione pubblica, quella minoranza resterà sempre tale.

Quando sei in un regime ti scegli anche gli oppositori, selezionando quelli che ti fanno comodo. Questi, a loro volta, stanno al gioco, per ingordigia di visibilità o comunque dimostrando di non essere la vera minoranza antagonista. Berlusconi prediligeva infatti Bertinotti, un comunista in cachemire, oppure Di Pietro, che fa la parte del “manettaro”. Le schede di Betto sugli ascolti di ogni forza politica nei talk show e nei TG sono esemplificative.

Non c’è mai un vero contraddittorio sui grandi temi etici o dei diritti civili, come noi preferiamo dire; ma alla fin fine nemmeno sulla crisi economica e finanziaria che ha scosso il paese. La par condicio consiste nell’equilibrio dei tempi assegnati ai “soliti noti”: è insomma una sceneggiata”.

http://notizie.radicali.it/articolo/2011-11-28/editoriale/i-doveri-della-libert